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Nel Messico d'inizio Ottocento tutto il potere è nelle mani degli spagnoli nati nella madrepatria; i criollos - i bianchi nati in America da genitori spagnoli - non possono salire alle cariche più alte dell'amministrazione e dell'esercito, mentre gli indios, gli umiliati discendenti dell'antico impero azteco, sono considerati creature inferiori. Don Juan de Zavala vive nel lusso e nel privilegio, finché non viene alla luce una macchia incancellabile: lui non è uno spagnolo, bensì un indio scambiato nella culla. È costretto alla fuga, inseguito da un'ingiusta condanna a morte, approda in Spagna e combatte valorosamente contro Napoleone.